Questo post raccoglie il testo del mio intervento in occasione della presentazione vocabolario Treccani con la nuova definizione di paralimpico, svoltasi il 23 novembre 2018 alla Stazione Tiburtina di Roma, nel corso del Festival della Cultura Paralimpica.
Signor Presidente della Repubblica,
oggi presentiamo la nuova edizione del Vocabolario Treccani, all’interno della quale è contenuta la nuova definizione del termine paralimpico elaborata dall’Istituto della Enciclopedia Italiana insieme al presidente del Comitato Paralimpico Italiano Luca Pancalli.
Questa parola ha cominciato a circolare nell’italiano scritto all’inizio degli anni Novanta per essere assunta nei documenti ufficiali a partire dal 2003, relativamente agli atleti che partecipavano alle Paraolimpiadi. Ma da lì si è innescato un moto di innovazione ed estensione che ha portato sempre più italiani a usare l’aggettivo paralimpico anche per indicare qualsiasi persona diversamente abile che pratichi sport. Questo ci incoraggia a credere che la nostra società voglia divenire sempre più inclusiva: handicappato, minorato, disabile sono termini che il cittadino italiano ha iniziato, anche grazie all’influsso dei mezzi di comunicazione di massa ma soprattutto per sua sensibilità, a percepire prima come connotati negativamente, e poi come esplicitamente offensivi.
L’adozione pervasiva del termine paralimpico ha dunque dato voce ad un mutamento di percezione che era ormai maturo, testimoniando anche l’importanza dello sport come strumento di inclusione e crescita culturale.
Le parole sono importanti: può sembrare una frase scontata e retorica, ma non lo è. È il parlante che “fa” la lingua, e attraverso le sue scelte linguistiche può contribuire a trasformare la sensibilità collettiva: scegliere parole inclusive, positive e non scontate, rispettose e non offensive, significa dunque vivere con consapevolezza e rispetto all’interno di una comunità.
La registrazione, nel Vocabolario Treccani, di tale arricchimento vuole essere l’attestazione di un’avvenuta evoluzione, sì, ma anche e soprattutto un grande atto di fiducia: fiducia che il nuovo significato entrato nell’uso e la nuova sensibilità che lo accompagna siano conquiste definitive e non più negoziabili, e che la battaglia per abbattere ogni barriera, pregiudizio e discriminazione sia portata avanti con sempre maggiore convinzione da parte delle istituzioni e di tutti i cittadini.
Grazie Signor Presidente
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